Le Marche, il viaggio dell’Anima
Due anni fa, un vagabondo che stazionò per un po’ di tempo a San Benedetto e che amava definirsi nativo delle Americhe, mi disse:
“Vede penso che Lei, tutti noi, il Creato siamo un po’ come le Marche: uno sta sulla costa, ed è già una sensazione di bellezza, di fantastico…. sublime!!! Poi uno si inoltra di appena 500 metri verso l’interno ed iniziano tutte quelle colline; coltivate, tenute benissimo, curate: quei campi di girasoli. Silenzio!
Ci sono i sacrifici dietro quelle colline c’è il dolore della vita quotidiana fatta di lavoro, sentimenti, aspirazioni e tanto altro. Ma poi c’è la bellezza: la bellezza esteriore sulla costa, e quella interiore, dell’anima, dell’essenza, del vissuto all’interno. Silenzio! Non si può fare altro che osservare e stare in silenzio davanti a tanta bellezza, come in Chiesa: nel massimo rispetto!!” Gli domandai cosa volesse dire e lui mi spiegó:
“Vede non c’è niente di più bello dell’essere umano e del paesaggio della nostra terra. La creazione perfetta!!! Nelle Marche, qui a San Benedetto, lungo le coste marchigiane questo lo puoi ancora sentire ed avvertire dentro di te. Questa sera, tu che vieni qui, siediti sulla spiaggia ed osserva il mare. Sull’imbrunire dell’Adriatico, il mare sembra d’improvviso farsi nero e ingrossarsi. È un attimo! Già ti accoglie e ti assale nell’anima un senso di serenità: come se quell’intero mare possa avvolgerti in un senso ovattato di calore. Dietro di te, alle tue spalle, non c’è cementificazione selvaggia: non sei un turista come in una catena di montaggio: non sei fila di ombrellone. Sei persona! Il marchigiano non ha perso la sua identità. Non ha ceduto al progresso e al _seriale_ . Ha saputo scegliere un giusto mix tra turismo e identità: e quell’identitá te la trasferisce riconoscendoti come persona: te persona! Lo senti ora? Senti di vedere quel mare con gli occhi dei marinai che stanno lasciando i porti: ombre di gozzi che si stagliano all’orizzonte. Dentro di te la preoccupazione di occhi che scrutano l’orizzonte, di mani scure, deformate bruciate di acqua salmastra e tagliate dal filo delle reti… e d’improvviso ti ritrovi come alle tue spalle, tra quelle piccole e anguste case di marinai di borghi antichi: lasciate inalterate, memoria di generazioni che di padre in figlio affrontano il mare per vincere la fame”
E dopo un attimo di pausa, continuó: “E in questo improvviso viaggio dell’anima, ti inoltri: appena dopo quelle case di pescatori, verso l’interno. Un improvviso susseguirsi di verdi colline ti si apre innanzi: grandi e ben delimitati quadrati di girasoli che si adagiano su lievi pendii, castelli e cinta di mura mediavali che abitano cittadine di luci che si accendono sulla notte… ti sembra di ascoltare il gelido vento del nord che d’inverno taglia quel sussulto lieve e dolce di terre, senti il lavoro di contadini che hanno reso ordinato e verde ogni angolo ogni curva, ogni breve rettilineo di quei paesaggi. Senti e avverti quell’Italia dei Comuni che ci ha portato all’età moderna. Ti volti appena, verso quella spiaggia dove stavi appena seduto un attimo prima: vedi il mare Adiatico che si fa cielo.
Silenzio! Le Marche: il viaggio dell’anima dove l’essere umano è ancora persona.
Geronimo
Geronimo