La prima volta in… Svezia

L’aeroporto di Arlanda mi appare enorme con il suo stile minimal ed i suoi grandi finestroni dai quali la luce entra in modo prorompente: è la luce del Nord. La vedo subito che è diversa, già da lì, prima ancora di uscire fuori. Liena mi aspetta con i suoi piccoli occhi blu, increduli e pieni di entusiasmo, è una svedese atipica, tutt’altro che fredda.

L’Honda Accord coupé rossa corre verso il villaggio di Broddbo, un mucchietto di case di legno sparse nel bosco, a 11 km da Sala, la graziosa cittadina che si pronuncia “sòla” e per la quale in Italia abbiamo tanto riso ogni volta che lei diceva da dove veniva e io dovevo spiegarle il significato di “sòla” in italiano.

La seconda particolarità che incontro in questo Paese sono le cinture di sicurezza in macchina, qui sono obbligatorie, ma nonostante tutto, ogni volta che salgo: “The seat belt!”  mi ricorda lei, e mi chiede come mai in Italia non si usano, e io non lo so.

Liena vive in una delle case di legno di Broddbo, immersa nel verde di una foresta di conifere, insieme a due amiche Pernilla e Annie. Si accede in casa tramite una veranda, e al piano terra mi dà il benvenuto una marea di scarpe sparse. Tutte le scarpe sono lì all’ingresso, anch’io ci lascio le mie. In Svezia si cammina scalzi, c’è legno dappertutto, pavimento, pareti, tetto, scale. C’è il bagno, una cucina ed un salotto. Al primo piano le camere: la mia è semplice, un solo letto dove è consigliato dormire seminudi se non nudi, perché al posto di lenzuola e coperte c’è un unico piumino bianco, caldissimo – che a saperlo non mi portavo il mio pigiamone in pile misto lana-flanella, rischiando di fare la sauna ogni notte, che in Svezia pure è tipico, ma non in camera da letto.

Io per 2 settimane faccio vita da svedese, in mezzo agli svedesi, circondata da svedesi, sono un’extraterrestre per loro, l’italiana bella e vestita bene, sbarcata in quel posto remoto, per vivere insieme a Liena quella vita così disordinata e felice.

In Svezia faccio mille cose con lei e anche senza di lei quando mi affida ai suoi amici se lei lavora. L’accompagno al suo posto di lavoro (temporaneo) in un ristorante, sono anche guardarobiera per una sera, vado con lei ad aiutare un suo amico trasferitosi in una casa nuova, vado ad uno spettacolo di cabaret in un posto sperduto (era comico, ridevano tutti, io non capivo nulla), faccio con lei un Rally notturno nella foresta nella speranza di incontrare un alce, invece vedo solo alberi altissimi neri che sfrecciano alla mia destra. Una sera illegal cars racing, un’altra horse racing.

Liena ama le auto e mi confessa che vorrebbe comprarsi una SAAB, la preferisce alla VOLVO, io annuisco.

Vado a fare un’escursione in una miniera d’argento, vado in bicicletta e la bicicletta non ha i freni, almeno credo. Ma sì ce li ha, solo che sono nei pedali. Un giorno in piscina (e che piscina!), un giorno a vedere la colorazione della lana (sempre nella foresta), un giorno picnic nella foresta e fino ad un lago dove troviamo lo zio che pesca su una chiatta e  provo un senso di libertà indicibile, sdraiata sulla brughiera a guardare con lei quel cielo terso, bello, quella luce incredibile. E poi a casa della mamma a pranzo e insieme facciamo un tappeto con striscioline di stoffa tessute con un antico telaio di legno (il tappeto ce l’ho ancora!). Un giorno organizziamo un “Tie party”, tutte donne con cravatta…ma che party è??? Aspetta, forse l’ho proposto io che ho avuto sempre la fissa delle feste a tema? Una sera si va in discoteca e so che lì si beve molto, temo il peggio, il clima è rigido, lei senza calze, vestita come da noi ad agosto, io imbacuccata troppo, non so chi delle due è più inadeguata. Rimaniamo pochissimo in quel posto perché lei mi capisce. Lei legge nei miei occhi che quello non è un posto per me, non sto bene lì.

Poi c’è il week-end a Stoccolma, e si pernotta a casa di Joachim – mica in hotel o bed & breakfast! – su un divano, col piumino, e io sempre col pigiamone felpato di cui sopra e lei sempre nuda e felice. Joachim vive con Oscar, un pappagallo grande che svolazza in giro per casa, che ansia ragazzi! Però suona la chitarra e allora vai a cantare fino a tardi! In giro per Stoccolma 2 giorni da turiste vere a fare shopping e visite, fotografo tutto ciò che riesco a fotografare, peccato che al ritorno scopro che il rullino si è inceppato o rovinato, chissà, non ho UNA dico UNA foto di Stoccolma (questo può capitare negli anni ’80), ma non importa, la foto più bella è l’esperienza che ho vissuto, quella sì che ce l’ho stampata dentro.

Una delle ultime sere prima della partenza si fa un party a casa, in mio onore, “Liena’s italian friend”, tutti in silenzio davanti al tavolino pieno di bottiglie e bicchieri, non si fa nulla, io propongo il gioco dei mimi, un classico, in Italia. In Svezia no, in Svezia ai party si beve soltanto. Eppure stasera c’è qualcosa di magico, con tutte quelle luci alle finestre, con quegli sconosciuti diventati amici. Io questa sera mi rendo conto che capisco la lingua svedese, capisco il senso dei discorsi e so dire almeno 20 parole, le ricordo ancora tutte.

A 18 anni ciò che conta è l’entusiasmo, il coraggio, la certezza che quello che fai è la cosa giusta da fare: questa è la magia.

Rosita (18 anni,  anni ’80)

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